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cronografo meccanico a carica manuale


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[1945]







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[1780]







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Orologi meccanici automatici

Uso degli orologi a carica automatica





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I primi orologi automatici erano “calibri” da tasca che si ricaricavano tramite una massa oscillante attivata dalla deambulazione del proprietario e/o dall’estrazione e rimessa nel taschino stesso dopo la consultazione dell’ora. E’ ovvio che l’autonomia di tali orologi lasciava a desiderare e bisognava provvedere spesso “aiutando” il sistema di ricarica a realizzare il suo compito.

Oggi nei moderni orologi da polso la massa oscillante non esiste più. E’ sostituita dalla più efficace massa rotante a forma di settore circolare. Ad ogni movimento del polso, la massa ruota attorno al proprio asse e, attraverso una serie di ingranaggi aggiunti, trasmette la sua energia al bariletto della molla di carica. Onde evitare sovraccarichi o rotture, dovuti ad eccessi di carica, la molla è dotata di un dispositivo che limita la ricarica stessa.

Molti ci domandano:

- Quanti sono i sistemi di ricarica e quali i migliori?
- Quanto tempo deve essere indossato un automatico affinchè resti sempre carico?
- Come fare per tenere comunque carico al meglio un automatico, anche non indossato?

Rispondiamo volentieri dicendo subito che sopravvivono oggi due sistemi di ricarica, rinviando per tutte le altre tipologie e la loro trattazione analitica alla n/s opera storico/monografica citata in altra sezione. Essi sono:

Monodirezionale - il rotore ricarica la molla motrice con rotazione utile in un senso solo, mentre nell’altro gira a vuoto.

Bidirezionale - il rotore ricarica con rotazione utile in entrambi i sensi, grazie all’inserimento di ingraggi invertitori.

Per quanto attiene il tempo in cui si indossa l’orologio, la misura dello stesso non dà la risposta definitiva, essendo la ricarica completa dell’automatico anche in relazione al tipo di attività fisica che svolge il proprietario.
In parole povere è fin troppo ovvio che un automatico al polso attivo del tennista mentre svolge la sua attività, raggiungerà la sua carica massima in molto minor tempo di quello che sta al polso di un impiegato, fermo davanti alla sua scrivania per 8 ore, o quasi...

Per rispondere compiutamente alle domande che, solo in apparenza possono sembrare banali, occorre svolgere diversi test, a volte complessi – come quelli fatti, ad esempio, dal C.I.C.O.M. - poiché le case costruttrici sono avare nell’illustrare in dettaglio le loro scelte tecniche. Quanti ad esempio conoscono il tipo, le caratteristiche tecniche analitiche e l’autonomia reale del movimento montato nel proprio orologio? Ognuno può rispondere in tutta sincerità!

Parlando dei sistemi di ricarica, occorre inoltre far maggior chiarezza e dire che entrambe le scelte riguardanti i sistemi hanno dei pro e dei contro.
La ricarica bidirezionale è senz’altro più efficace della monodirezionale perché sfrutta ogni movimento del rotore in entrambe le direzioni, però è più costosa da realizzare. Non è detto che sia la migliore in ogni condizione, altrimenti si sarebbe comunque imposta sull’altra (vedi gli altri sistemi ora obsoleti). A parità di massa del rotore infatti, il tennista dell’esempio di prima, col sistema bidirezionale impartirebbe una ricarica addirittura eccessiva al suo orologio, costringendo la molla motrice ad uno slittamento frequente all’interno del bariletto.

Col sistema monodirezionale l'usura sarebbe inferiore, anche se la ricarica sarà sempre piuttosto energica! Allora ci dobbiamo chiedere: quale tipo di ricarica avrà l'orologio del nostro amico tennista e quale frequenza avrà il suo movimento? E’ importante saperlo, se vogliamo avvicinarci a come vanno le cose in realtà: Se il bilancere oscilla a 36.000 A/h, ovvero la massima frequenza oggi in commercio negli orologi automatici, dobbiamo dire che, con entrambi i sistemi di ricarica, l’orologio sarà sicuramente sempre al massimo delle sue “forze”.

Ma lo stesso orologio, trasferito al polso dell’impiegato (o comunque di chi non fa molta attività fisica), avrà invece più probabilità di fermarsi improvvisamente per mancanza di energia e percentualmente più con un sistema, rispetto all'altro!

Volendo sorvolare su ogni ulteriore considerazione, la conclusione più spicciola è:

chi svolge attività sedentaria o scarsa attività fisica in generale, con pochi movimenti del polso e vuole utilizzare un automatico, per evitare di averlo frequentemente scarico, è bene che si orienti sul movimento che adotta la ricarica bidirezionale e il cui bilancere non abbia una frequenza molto alta di oscillazione.

Dovrà quindi cercare sul mercato un tale tipo di orologio, dovrà farsi spiegare correttamente le caratteristiche tecniche e anche garantire la sua autonomia minima (non tanto quella massima) e, infine, dovrà anche piacergli l'orologio e lo stesso rientrare nel suo budget, o no? Ci riuscirà?

Ne dubitiamo fortemente, nel frattempo ha tutta la nostra comprensione. Male che vada, con l’orologio fermo al polso, prima di cambiare attività, continui a leggerci...

Riassumiamo le principali variabili tecniche che influenzano la corretta ricarica dell’orologio automatico. Esse sono:

- Tipologia di ricarica adottata
- Tipologia del movimento e sue complicazioni (che assorbono energia per funzionare...)
- Frequenza/alternanze del bilancere (più elevate sono, più è “dura” da ricaricare la molla motrice, per far fronte al maggior consumo energetico, un pò come con le auto "da corsa"...)
- Stato di usura del movimento, sua corretta lubrificazione, manutenzione ed eventuali possibili difetti congeniti

Conoscendo esattamente quanto sopra, occorre aggiungere variabili non ben determinabili quali:

Il tipo di attività del proprietario dell’orologio, la frequenza dei movimenti e l’accelerazione degli stessi, compiuti dal suo polso.
Occorre anche sapere poi:

- Che non esiste un orologio automatico che non possa scaricarsi mai, e che non possa farlo proprio quando non ce l’aspettiamo, anche se si chiama “perpetual”
- Che ogni orologio meccanico, pur se la costruzione oggi è altamente automatizzata, può differire dal suo simile anche lievemente ma, questo può fare già la differenza
- Che bisogna tenere in giusto conto quanto dicono sulla ricarica i libretti delle case (di solito del tutto generici), ma soprattutto quanto asseriscono nel merito gli amici “esperti”, perché tali consigli sono la maggior parte delle volte non risolutivi o addirittura pericolosi per l'integrità dei movimenti!

Poichè quanto viene dichiarato per gli orologi in commercio è uno “standard” di media generica, al proprietario non resta altra scelta che misurare quella reale ed effettiva del suo personale orologio!

Dobbiamo infine, per completare il quadro, anche accennare ad una possibilità “casereccia”, a cui qualcuno ricorre, spinto dal timore o dallo sconforto dell’inopinato arresto del suo automatico: la ricarica manuale.

Consigliamo di procedere in tal senso (solo se indispensabile) con la massima prudenza e vi spieghiamo i motivi.

Il meccanismo automatico, di solito, non gradisce molto tale operazione perche' i piccoli ingranaggi deputati alla ricarica, che sono ampiamente dimensionati nel manuale, nel nostro, sono molto più sottili, delicati e comunque non atti a trasmettere coppie di sforzo alte e a sopportare continui stress provocati dalla rotazione manuale della corona, aggravati anche dalle possibili torsioni dell’albero di carica!

Attenzione quindi!

Occorre evitare rotture o spiacevoli bloccaggi, sempre in agguato. La loro costosa riparazione farà seriamente riflettere se ne valeva veramente la pena!

Quindi MAI utilizzare come abituale tale sistema. Lasciate al rotore il compito di fare il suo dovere e a noi il compito delle ultime considerazioni.

* Molti di noi hanno più di un orologio automatico e certamente non li usano contemporaneamente!
* Gli automatici complicati inoltre, è bene che non si fermino, data la loro complessità di regolazione dopo l’arresto
* In genere, se l’orologio sta molto tempo fermo, può accusare in seguito, maggiori difficoltà di precisa e stabile marcia e anche maggior usura. Ciò può a prima vista sembrare impossibile ma, occorre sempre ricordare che il movimento, per funzionare correttamente, deve avere i più bassi attriti interni.

Per rendere possibile questo, vengono utilizzati dalle case, lubrificanti speciali, il progressivo degrado dei quali, dovuto per esempio al non utilizzo, contribuisce ad alterare la qualità generale di marcia, senza voler scendere in ulteriori dettagli...

Quando qualcuno ci dice che il suo automatico improvvisamente non marcia più con la precisione originale, per un utilizzo discontinuo, le cause probabili sono da ricercarsi in quanto esposto.

Buona rotazione!

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