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Storia dell'orologeria: origini della misurazione del tempo, la gnomonica


I primi metodi di misurazione del tempo


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All’inizio vi era il Caos.
Poi Urano creò l’universo. Si unì con la madre Gea, la Terra, ed ebbe molti figli che uccise. Si salvò Cronos, il Tempo. Cronos si accoppiò con la sorella Rea, ma come suo padre, uccise i figli. Rea riuscì però a salvare Zeus… Così comincia l’alba degli Dei.
Questo mito antichissimo si perde infatti nella notte dei tempi, ma segna già l’angoscia umana sulle ragioni della vita e della morte. Gli dei sono immortali, gli umani invece no. La loro esistenza è infatti scandita in varie fasi: nascita, crescita, maturità, vecchiaia e infine morte. E’ la prima sequenza per la misurazione del tempo: è l’orologio biologico.

Ma è così anche definita l’inesorabilità del destino umano che vede nascere la vita, consumarla nel tempo e infine perderla...
Il calcolo dell’esistenza però è più sottile e più raffinatamente si divide in anni, mesi, settimane, giorni, ore, minuti, secondi...
Proprio questa raffinatezza e discriminazione, l’uomo, fin dagli albori della sua storia, ha sempre sentito la necessità di disciplinare, seppur in modo non così analitico.
Il sorgere e il tramontare del sole, della luna, l’avvicendarsi delle stagioni e il succedersi di eventi atmosferici che temeva e subiva, a volte con terrore, pian piano divennero a lui familiari. Fu proprio il sole che suggerì all’uomo il primo strumento di misura.

Come detto, quando vinse le sue paure ancestrali, sentì la necessità di regolarsi al trascorrere del tempo. Doveva nutrirsi per sopravvivere, quindi uscire all’alba dal suo rifugio per cacciare le prede e farvi ritorno prima del calar del sole, per non essere a sua volta, sorpreso dalle tenebre allo scoperto e senza difesa.
Osservando e riflettendo, l’uomo del neolitico aveva così appreso che, ponendosi con le spalle al sole, proiettava sul terreno un’ombra. Con dei sassi imparò a delimitarla e successivamente, ponendo i piedi uno davanti all’altro, misurava quanti passi la stessa fosse lunga, quindi anche se in modo empirico, sapeva quanto tempo lo separava dal tramonto.
Questo fu in pratica il primo segnatempo: lo Gnomone umano!

Un altro metodo di misura era quello di allungare il braccio davanti a sé e misurare quante volte le 4 dita della mano posta in modo orizzontale separassero la base del sole dall’orizzonte.
Il primo vero gnomone (un po’ più perfezionato….) era un bastone graduato, con lo stilo posto ad una certa altezza. Un tipo noto ed ancora oggi in uso nel Tibet, ha 8 facce con iscrizioni varie.
Lo gnomone era utilizzato anche dai Sumeri e dagli Egiziani nel 3000 a.C., dai Cinesi nel 2400 a.C. Dagli antichi scritti pervenutici, risulta che in Italia centrale, nel mese di aprile, il corpo umano proiettasse al mattino, un’ombra lunga 24 piedi e a mezzogiorno 4.
Nei classici di Aristofane (400 a.C.) il tempo dei pasti era giunto quando si misuravano 3 piedi d’ombra, Menandro (300 a.C.) dà appuntamento ai conviviali “quando l’ombra sarà di 12 piedi”. Rutilio Palladiano nella sua opera “De re rustica”, dà una completa e interessante tabella delle ore - tradotte in piedi – per i vari mesi dell’anno. Erodoto riferisce che i primi costruttori di Gnomoni evoluti, fossero i Caldei.
A Roma per ordine di Augusto venne costruito uno gnomone, utilizzando come stilo un obelisco che era stato fatto erigere in Egitto e che si trova tuttora in piazza Montecitorio.

Funzionamento dello gnomone
Lo gnomone


Non possiamo confermare che siano stati effettivamente i Caldei ad inventare ed utilizzare correttamente i primi gnomoni, certo è che avevano raggiunto comunque una notevole perfezione nella costruzione dello strumento, conferendogli l’aspetto di un quarto di sfera scavata in un blocco granitico, con una pallina sospesa nel suo centro, proiettante l’ombra sulla zona concava graduata (sfera armillare).
I Greci lo migliorarono, calcolando esattamente ogni graduazione e i Romani nel 491 a.C. ne installarono uno di grandi dimensioni sul Foro. Lo Gnomone dette origine poi ai quadranti solari (meglio conosciuti come meridiane) col loro complesso dei tracciati delle linee meridiane e da qui si passò al primo importante perfezionamento, trasferendo il quadrante solare, calcolato per un luogo fisso e conosciuto, al quadrante universale da viaggio e poi successivamente, al quadrante solare da tavolo e da tasca.
(Vedi: gnomoni e stili graduati, in cui vengono descritti analiticamente).


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